Ringraziando ancora una volta l’amico Augusto Cingolani, pubblichiamo con grande piacere, la seconda “puntata” della storia del Club Vela Portocivitanova, augurando al nostro club altri mille anni di prosperità, sport e cultura del mare!

Gli incredibili e inaspettati successi nelle regate dei primi anni di vita  avevano aumentato a dismisura gli entusiasmi dei giovani della Sezione velica, ma la costruzione di una sede fissa a mare, sulla concessione avuta dal Demanio, rimaneva un sogno ancora non realizzabile.

Le idee per arrivare alla costruzione non mancavano, ma non facili da realizzare. Le vie percorse non davano i frutti sperati per le difficoltà intrinseche del momento o forse non erano quelle giuste! Resta il fatto che di fronte al bel progetto già stilato, si infrangevano come onde sugli scogli, oltre ai sogni anche tutte le iniziative intraprese.

Il merito della fondazione e dell’avvio di una attività sportiva piena di soddisfazioni veniva ampiamente riconosciuta ai primi pionieri. Forse però questi avevano esaurito la spinta per far prendere corpo e solidità a questo nucleo di appassionati e realizzare quanto necessario per costruire una sede che comprendesse oltre ad una base nautica anche un punto di incontro di sportivi e di amici.

Inoltre, si andava accentuando il distacco con la Sede Centrale della Lega Navale Italiana in considerazione forse dello scarso interesse allo sviluppo della locale Sezione Velica e anche per ingerenze (a leggere sui verbali) sulle azioni e sulle decisioni del Consiglio. Infatti aumentavano i contatti con l’allora USVI (Unione Società Veliche Italiane), l’attuale FIV (Federazione Italiana Vela), presente in Ancona come Comitato Regionale, soprattutto negli aspetti sportivi e organizzativi: organizzazione di regate, comunicazioni ed informazioni sui bandi di regate anche a livello nazionale e possibilità di aiuto con traino nei trasferimenti per le regate almeno quelle organizzate nelle vicinanze.

Comunque, nei primi anni ’50 l’assenza di una sede si faceva sentire non solo per una questione di appoggio burocratico, ma proprio per quel senso di aiuto che una struttura stabile e una società sportiva efficiente poteva offrire a chi si dedicava alle attività veliche. Infatti, le riunioni del Consiglio si tenevano in genere a casa o del Presidente o di qualche altro membro, mentre per le Assemblee dei Soci si chiedeva ospitalità o al vecchio Albergo Miramare e una volta (nel 1959) presso la cantina di Soccorsa, in via della Vela (!), quanto mai beneaugurante: fu una Assemblea molto importante!

Una prima svolta avvenne con l’Assemblea Straordinaria del 2 aprile del ’55 con all’OdG al primo punto: Riorganizzazione  del Circolo. A seguire: scioglimento del Consiglio in carica ed Elezione del nuovo e per chiudere al 4° punto: Varie (importantissime! Così è scritto nel verbale).

In effetti questa riunione concluse il ciclo della fondazione e iniziò, con nuove speranze e una nuova linfa, quel ciclo che porterà alla costruzione della Sede.

La conclusione di questa Assemblea fu un nuovo Consiglio e l’approvazione del cambio della denominazione a Club Vela Portocivitanova, completando così quel distacco dalla Lega Navale Italiana e la successiva adesione all’USVI. Il nuovo Consiglio formato da: Primo Paniccia (Primetto), Lorenzo Eleuteri (Lorè), Arduino Cellini, Federico Franceschini (Fifì), Giovanni Eleuteri (Giovannì) e Mauro Merani era presieduto da Mario Salvatore, meglio conosciuto e ricordato come il Cavaliere. Niente di nuovo sotto il sole: c’è sempre stato un Cavaliere nella storia!

Ho incontrato molti anni fa una sola volta il Cavaliere (quello del Club) a casa sua e ebbi l’impressione di una persona anche se allora avanti con gli anni, vivace, poliedrica con molti interessi e dava la sensazione di un gran trascinatore e organizzatore. Penso che non avesse mai messo piede su una barca pur essendo un grande appassionato di mare! Mi rimase impressa la sua casa: c’era di tutto, sulle pareti, sui mobili e dappertutto in un disordine completo, ma organizzato! Quadri, ninnoli, soprammobili, maschere, barchette, foto, curiosità, ricordi di viaggi, di guerra, libri, giornali, penne, benemerenze, lampade …

Evidentemente il nuovo Consiglio Direttivo fu un gruppo ben assortito e alimentato da una nuova spinta: Vice Presidente fu nominato Primetto, vispo e attento alle relazioni importanti in ambito USVI e non solo, Segretario Fifì, accurato e preciso, Tesoriere Giovannì, che ha sempre spaccato e gestito il soldo e Direttore Tecnico, Mauro, non si poteva avere di meglio!

La prima riunione del nuovo Consiglio, a casa del Cavaliere, si concluse con un brindisi al nuovo Presidente e ad un prospero futuro del Club: così è scritto nel verbale e fu di buon auspicio e son sicuro che la bottiglia e il tappo si aggiunsero ai molti oggetti in esposizione, sparsi nella casa!

Comunque la vita del Club andò avanti avendo sempre come obiettivo primario la costruzione della Sede, con sempre nuove proposte di finanziamento e mille idee di come procedere, ma come penso si sia sempre detto a Civitanova “lo chiacchierà fa li pedocchi” non si approdava ancora a nulla. Fortunatamente il numero di Soci cresceva anche in virtù della campagna di proselitismo fatta dagli stessi appartenenti al Club e così cominciano ad apparire nei verbali i nomi di personaggi che hanno contribuito alla crescita del Club: Antonio Pavanelli (Antò lo zappò o lo cordà), Antonio Quadrini (Tonino), Stefano Salvucci (Stefanì), Carlo Graziano, Gianfranco Cellini e molti altri, ciò contribuì in qualche modo ad essere un po’ più intraprendenti. Infatti, il Socio Carlo Graziano, antesignano della finanza creativa, nominato allora Vice Presidente, suggerì un modo di procedere all’autofinanziamento (cambiali a firma dei diversi soci e da lui stesso poi scontate) e compilò un piano finanziario per la costruzione che venne approvato nell’Assemblea del maggio 1961, dove furono anche prospettate le linee del nuovo Statuto da approvare successivamente a garanzia dell’operazione.

Il primo atto concreto per l’avvio della pratica di costruzione della Sede fu dell’aprile del 1961 quando il Presidente si assunse tutte le responsabilità nei confronti del Demanio e i lavori iniziarono nel giugno successivo, seguiti ogni giorno dal Presidente-Direttore di cantiere, da parte dalla Ditta Crisoliti con il termine, per il primo lotto, al 22 luglio, data della 7° edizione della Coppa Tupini di cui ne parleremo in seguito.

Il verbale del 25 luglio 1961 così recita:

Con la consapevole e tenace volontà di realizzare un’opera altamente sportiva, ci siamo imposti enormi sacrifici finanziari pur di dare alla nostra città una degna sede al nostro club Vela, unico centro velico della Provincia e primo della Regione in senso assoluto (sic).

Pienamente consci di lasciare ai posteri un modesto cenno della grande realizzazione voluta da tanti ma realizzata solo con il contributo coraggioso di pochi, ci accingiamo a riassumere l’avvenimento.

Il mattino del 22 luglio 1961 alle ore 10 la costruzione imbandierata con sul più alto pennone la bandiera nazionale e il nostro guidone sociale attorniato dal gran pavese, il Rev. Don Ferruccio Marcotulli, parroco della Città, ha benedetto la Sede fra gli urrà dei convenuti e gli spari del cannoncino da regata, alla presenza delle Autorità Civili e Militari della Città e della Provincia nonché i Padrini Sigg. Cigala Fulgosi Cav. Franco, inviato dall’USVI da Genova e della sua gentile consorte Donna Nena.

Il Cav. Cigala Fulgosi ha preso la parola esaltando l’opera e lodando i Dirigenti augurando ai giovani di far tesoro di così bella iniziativa sorta per volontà dei Sigg. Mario Salvatore, Carlo Graziano, Primo Paniccia, Giovanni Eleuteri e Mauro Merani.

Subito dopo ha avuto inizio la 7° Regata Velica Nazionale per la disputa della Targa S. E. Tupini.

Al termine della competizione è seguito un vermut d’onore a tutti i convenuti e successivamente la premiazione a oltre 40 Regatanti venuti da diversi centri velici d’Italia.

Ci auguriamo che di questo nobile sport della vela le nuove giovani leve sappiano trovare la via di un sempre  migliore avvenire e sappiano conservare l’opera intrapresa.

La Targa S. E. Sen. Umberto Tupini, noto e importante uomo politico dell’epoca, aveva firmato la famosa legge per l’edilizia popolare, con forti legami nelle Marche, era nata nel 1955 come premio “Challenge” permanente per la classe “5,5” SN (Stazza Nazionale), vi partecipavano anche le classi “4,5” SN, Snipe e Dinghy. La prima edizione fu vinta per la classe “5,5” SN dal nostro Club con il Monello, equipaggio Arduino, Giovannì e Lorè e nel 1956 e nel 1958 da Mauro, Antò e Maretto con il “Marisa”.

Ma il fervore velico di quegli anni era altissimo. Agli inizi degli anni ’50 la famosa classe A “6” metri SN, fu abbandonata dalla USVI, a favore delle due classi “5,5” SN e “4,5” SN di cui diramò le caratteristiche costruttive più semplici e limitate solo da alcune misure da rispettare. La fantasia degli uomini non ha limiti: Livio segò mezzo metro ad un vecchio “6” metri e partecipò così alle regate con le nuove classi, Domè e Lorè costruirono il “4,5” “Tam-Tam”, di cui riporto una foto del varo in giardino oppure Antò lo zappò si costruì in casa il “4,5”, battezzato poi “Nadia”, fra la cucina e l’ingresso, tant’è che, terminato, dovette abbattere parte del muro divisorio altrimenti non sarebbe potuto uscire e vararlo. Innovativa fu la tecnica di costruzione di questa imbarcazione: le doghe dei vagoni ferroviari, misteriosamente procurate, posate incrociate con inframezzato un lenzuolo di lino, sottratto alla madre (che non si stancava di cercarlo in casa), imbevuto di olio di lino cotto! Ma non solo, i galleggianti interni erano di  … puro barattolo grande di conserva (!) e la deriva era formata da una lamina di acciaio ricavata da un carro armato; in navigazione con buon vento, questa entrava in vibrazione producendo un ululato … che forse spaventava gli altri regatanti. Una volta messa in acqua lunga fu l’opera di calafatura e per giunta ci fu un effetto di ondulazione sulla superficie dello scafo. Ma Antò rimediò a tutto, tant’è che la barca partecipò a diverse regate con successo, merito delle vele in buon cotone acquistato in rotoli al mercato (!?), anche se, novello San Pietro, rinnegò più volte la paternità di quella barca alle varie richieste di informazioni sulla proprietà quando arrivavano alle varie sedi di regate; ad esempio, a Varazze nel ’57, per un Campionato Invernale, con Arduino e Maretto … finito poi per brutto tempo con una visita al Salone dell’Auto a Torino!

Aumentarono di molto le partecipazioni alle varie regate o ai Campionati Italiani: visti i buoni risultati venivano così invitati anche molti nostri equipaggi, spinti sia dal Presidente sia dal fatto che venivano rimborsati delle spese compreso il viaggio in treno. Le barche venivano messe su un vagone merci, coperte da teloni …. di balle di sacco, e gli equipaggi al seguito. Tra il fumo delle locomotive e quant’altro si può immaginare come arrivavano le barche e i nostri prodi: Livio, Arduino e Giovannì a Livorno nel ’53 ai Campionati Italiani o Arduino, Lorè e Giovannì, accompagnatore Primetto a Sanremo nel ’54, dove si classificarono 8° e Maretto, Zappò e Domè nel ’59 a La Spezia dove arrivarono 7°. A Sanremo fu memorabile l’avventura al Casinò e la prima volta al night dove, finita la prima e unica bottiglia di un poco probabile champagne, visti i costi, Primetto offrì da bere dal suo bicchiere alla “entreneuse” che si lamentava di aver sete! Si può immaginare come andò a finire!

Negli anni ‘50 si tenevano regolarmente a Portocivitanova belle Regate che facevano parte del Campionato Regionale e la Targa Tupini e non mancavano le affermazioni o i piazzamenti delle imbarcazioni locali oltre a quelle già citate: il “5,5” ”Astra” di Mauro, i “4,5” “Nadia” di Antò (vinse nel ‘58) con i fratelli Malaccari, Maretto e Giuseppe, il “Barracuda” di Primetto vinse nel ‘59, l’”Eliana” di Angelo Gaetani e il “Tam-Tam” di Domè (vinse nel ’56). Le premiazioni avvenivano al lido Cluana con serata danzante a chiusura delle belle giornate di vela.

Non mancavano, come detto, le numerose regate nella zona: Ancona, Porto San Giorgio e Fano. I trasferimenti in genere erano sempre via mare o al traino del motopesca “Italia”, una delle prime barche a motore, 40 CV (!). Questi trasferimenti avvenivano con una grossa cima a traino con le barche disposte a spina di pesce. Qualcuno si organizzava attaccandosi all’ultimo posto per bombardare di pomodori gli equipaggi attaccati avanti! Quando andava bene, il trasferimento avveniva con un camion della N.U., si, della Nettezza Urbana di Ancona di cui la Famiglia del Cavaliere era concessionaria. A Fano partecipavano le imbarcazioni “Tam Tam” di Domè, il “Nadia” di Antò e il “Barracuda” di Primetto. Quest’ultima era una barca in “masonite” un surrogato del legno, leggerissima, ma con tempi limitati di navigazione in acqua! In questa regata di Fano i nostri prodi Antò e Maretto con il “Nadia” sconvolsero un po’ la regata in quanto dopo una lauta colazione mattutina anche a base di un bel Chianti Ruffino scambiarono un ombrellone rosso a terra per la boa e molte barche li seguirono e poi addussero ad una misteriosa tattica di regata quel bordo così strano!

Sempre nel ’58 a Voltri i Campionati Italiani videro la partecipazione del “Marisa” con l’equipaggio Antò, Maretto e Mauro, che si classificò 4° (!). Inoltre, Antò, Maretto e Lorè parteciparono ad Imperia ad un Campionato Invernale durante la settimana dell’Epifania, con il “Marisa” “5,5” SN, aggiudicandosi una bellissima Coppa … per l’equipaggio più lontano che riuscirono per lungo tempo a gloriarsene come assegnata per i risultati delle regate!

Nel 1959 i Campionati Italiani videro la partecipazione del “Marisa” questa volta 11° con l’equipaggio Antò, Maretto e Domè.

Gli anni ‘50 andavano a chiudersi e gli anni ’60 iniziavano sotto i migliori auspici visto l’avvio della costruzione della Sede; le imbarcazioni crescevano nel numero così gli equipaggi e altre classi si affacciavano sui campi di regata, ma di questo ne parleremo la prossima volta.

PS. Desidero ringraziare con amichevole affetto tutti coloro con cui ho chiacchierato e che mi hanno fornito qualche foto d’epoca: Domè, Giovannì, Maretto, Arduino e Mauro e ringrazio il Club per avermi messo a disposizione materiale documentale e fotografico e l’amico Angelo per avermi dato una mano a sfogliarlo.

Visita il sito: www.clubvelaportocivitanova.it

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *