“Parola di Skipper” Un manuale per sopravvivere nel mondo della vela senza farsi del male

  1. La barca

1.1Conoscere la barca

Che sia di proprietà o presa a noleggio, è molto importante, ai fini della sicurezza, imparare presto a conoscere la barca con la quale si vuole intraprendere una navigazione, fosse pure una breve uscita in giornata. Appena imbarcati, ancora all’ormeggio, è necessario prendere visione delle dotazioni di sicurezza, accertandosi della loro accessibilità, efficienza e impegno. È un controllo da farsi seriamente, più che per essere al riparo da multe, per sentirsi tranquilli nel caso di una emergenza che, per quanto remota, è sempre dietro l’angolo.

A questo scopo è bene integrare ciò che prevede la burocrazia con intelligenti accorgimenti, atti a sveltire le operazioni. Per fare un esempio, se i famosi trenta metri di sagola collegati al salvagente non sono convenientemente abbisciati in un contenitore, costituiranno solo un intralcio al lancio del medesimo verso il malcapitato naufrago: in pochi altri casi i secondi sono così preziosi!

Sarà poi la volta delle prese e scarichi a mare, da considerare “buchi dello scafo” a tutti gli effetti, e delle relative valvole. Seguirà il controllo delle manovre fisse e correnti: l’integrità e la tensione del sartiame, l’affidabilità dei vari sistemi di blocco dei tornichetti, la via corretta delle drizze e delle scotte, etc.

Il timone va portato alla banda a dritta e a sinistra, controllando che non via siano giochi nella trasmissione. Se questo è a ruota, è bene contare i giri e frazioni di giro necessari per fare compiere alla pala tutta la sua escursione, marcando con nastro adesivo la posizione della ruota corrispondente alla barra al centro. In seguito, ci si potrà fare una “mandorletta”. È un accorgimento che si rivelerà utile, sia in mare che nel corso della manovra di ormeggio al rientro in porto, indicando la posizione della invisibile pala.

Se la barca è dotata di motore, è raccomandabile eseguire alcune prove subito dopo avere mollato gli ormeggi, nelle acque tranquille del porto: ci si comincerà a familiarizzare con le reazioni della barca (raggio di evoluzione, distanza di arresto, manovrabilità, comportamento a marcia indietro, tendenza ad accostare da un lato, etc.). Una volta che la barca sia stata messa in vela, si verrà di bolina e si scoprirà presto se l’equilibrio è buono, passabile o inaccettabile.

Con le vele ben regolate, lasciando il timone si dovrebbero osservare una leggera tendenza orziera. Ma non sempre è così: a volte la barca è talmente orziera da continuare a venire al vento anche dopo aver ammainato completamente la randa; se ciò dovesse avvenire con vento moderato e con una normale inclinazione… è meglio cambiare barca!

Qualche virata e abbattuta saranno poi opportune per sondare le capacità della barca in manovra, cercando di capire con quale progressione occorre dare barra, e quanta darne, perché la manovra riesca al meglio, perdendo il minimo abbrivo possibile. Per familiarizzarsi con le reazioni della barca ed essere pronti a una manovra improvvisa, infine, non c’è niente di meglio che eseguire più volte la manovra del recupero dell’uomo a mare. Nelle uscite successive, è bene riprovare periodicamente questa manovra per affinarsi nelle varie condizioni.

 

Tratto dal libro Parola di Skipper, Editrice Incontri Nautici di Giancarlo Basile

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