RUBRICA SETTIMANALE “PAROLA DI SKIPPER” | L’ELICA DELLA BARCA A VELA

La barca

15.1 L’elica della barca a vela

Tripala, bipala, a passo fisso a passo variabile, a pale abbattibili, a pale orientabili? La tripala a passo fisso, diranno subito coloro i quali pur avendo una barca a vela, fanno più affidamento sull’energia fornita dal gasolio piuttosto che su quella del vento, così affascinante per il vero velista…

I sostenitori della tripala a passo fisso sono la stragrande maggioranza dei crocieristi, tanto che è consuetudine che la barca da crociera esca dal cantiere con la tripala a passo fisso, la tipica elica della barca a motore. Certamente la convinzione che la “tripala fissa” sia il massimo per una barca a vela cambierebbe se gli armatori si rendessero conto di ciò che perdono quando navigano a vela.

Essi per lo più sono convinti che, lasciata libera di girare, l’elica a passo fisso non faccia resistenza, o comunque che la sua influenza sulla velocità della barca sia trascurabile. E si meraviglieranno nel sentirsi dire che, tenuta libera o tenuta ferma, la tripala costituisce un grosso freno, soprattutto di bolina, quando il rapporto tra la componente utile della forza generata dal vento e le resistenze passive riveste la massima importanza.

In ambedue i casi (elica ferma o libera) il calo di velocità può giungere a sfiorare il 20 per cento: vuol dire in pratica fare cinque nodi quando se ne farebbero sei senza quel freno. È questo un dato ampiamente sperimentato da chi vi scrive, sulla base di percorsi di regata a triangolo, le cui distanze sono misurate con la massima precisione grazie al Gps, con i tempi approssimati al secondo. Nessuna esagerazione quindi, nessuna stima personale, ma dati precisi ottenuti facendo le medie delle velocità sviluppate dalla stessa imbarcazione in otto regate corse tutte in condizioni simili, di cui quattro con la “tripala fissa” e quattro con un’elica a due pale abbattibili.

Chi ha letto i libri di Bernard Moitessier, uno dei più grandi navigatori dei nostri tempi, ricorderà che egli usava sfilare l’elica in apnea prima di partire per le sue traversate, guadagnando così intere giornate di navigazione. Soltanto sull’ultima imbarcazione Bernard poté permettersi un’elica a pale abbattibili.

Questa non gode la simpatia dei crocieristi: difatti, nei rari casi in cui si convincono dell’opportunità di sostituire l’elica a pale fisse, fanno una grossa spesa e vanno su quella a pale orientabili (Max-Prop o J-Prop). Sia l’una che l’altra possono essere bipala o tripala e hanno la caratteristica di mettersi automaticamente in bandiera quando l’asse viene fermato. Le pale non sono svergolate, ma piane; ciò ne riduce un po’ il rendimento a motore rispetto a un’elica tradizionale, ma rende minima la resistenza all’avanzamento quando si naviga a vela.

L’elica a pale orientabili consente una regolazione del passo delle pale, ossia del loro orientamento rispetto al mozzo, per ottimizzarne il rendimento in funzione della potenza del motore, del tonnellaggio della barca, etc. Ha però il difetto di raccogliere buste di plastica e altre immondizie che inquinano i nostri mari quando la barca a vela, al contrario dell’economica elica a pale abbattibili, che però a marcia indietro è poco efficace, mentre l’altra non presenta problemi.

Tratto dal libro Parola di Skipper, Editrice Incontri Nautici di Giancarlo Basile