- Andar per mare
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by sara
RUBRICA SETTIMANALE “PAROLA DI SKIPPER” | L’ALBERO ROTANTE
Attrezzatura
2.7 L’albero rotante
Alle andature strette, dal traverso alla bolina, l’albero con la sua attrezzatura costituisce il maggiore inconveniente delle imbarcazioni a vela, condizionandone l’efficienza in maniera rilevante. Il suo peso in altro è negativo e lo è, forse ancora di più, la sua sezione che, qualunque sia il disegno del profilo, genera vortici davanti all’inferitura della randa, in una zona importante, perché è sulla parte anteriore della vela che si sviluppano le maggiori forse aerodinamiche.
Questo, si sa, sono dovute alle depressioni e pressioni che si formano rispettivamente sottovento e sopravento alla randa, tanto più intense quanto più lo scorrimento dell’aria è “pulito”, ossia privo di turbolenze. Le sezioni all’apparenza più aerodinamiche sono paradossalmente quelle meno efficienti, perché, dovendo essere più sviluppate nel senso longitudinale, presentano una maggiore superficie esposta al vento, con un angolo sempre eccessivo rispetto a questo, e quindi sempre in “stallo”.
Per ridurre questo inconveniente, la tendenza è stata quella di rendere l’albero sempre più sottile, aumentando di conseguenza, spesso in maniera vistosa, il numero degli ordini di crocette e il sartiame, che peraltro è un altro elemento negativo. E’ venuta dai pluriscafi, già diversi anni or sono, la novità di renderlo rotante e dotato di un profilo così aerodinamico da farlo assomigliare a un’ala di aliante. In tal modo l’albero costituisce un bordo d’attacco “quasi” ideale per la randa, sposandone la curvatura nella zona più importante.
Il “quasi” è determinato dal fatto che comunque il profilo dell’albero deve essere simmetrico, dovendo agire su ambo i lati, a differenza dell’ala dell’aliante. Ma l’inconveniente è di lieve entità, provvedendo la randa a adattare il suo profilo all’andatura con mure a dritta o a sinistra. L’importante è aver eliminato la maggior parte delle turbolenze in entrata; il risultato è stato sorprendente, tanto che l’albero rotante ha fatto la sua comparsa su alcuni motoscafi da regata d’alto mare (alcune derive lo montano da molti anni, ma non insartiato).
Il problema principale è quello di come sorreggerlo con le sartie. I pluriscafi si prestano meglio dei monoscafi, potendo utilizzare la loro grande larghezza, che consente di impiegare sartie ben acquartierate (il “quartiere” è l’angolo tra una sartia e l’albero), senza alcuna necessità di crocette; queste costituiscono infatti un impedimento alla rotazione dell’albero.
Per risolvere il problema, il monoscafo Aquitante Innovation, partecipante a una Vendée Gobe, impiegò due vistosi buttafuori vincolati alla base dell’albero alare, molto sporgenti sui due lati dell’imbarcazione (un 60 piedi) e alquanto inclinati verso l’alto, per evitare che quello di sottovento toccasse l’acqua.
Allargando molto la base di attacco delle sartie, i due buttafuori consentivano l’eliminazione delle crocette. Il “quartiere” delle sartie alte risultava infatti di 13 gradi, sufficiente a garantire la sicurezza dell’albero. I buttafuori erano dotati di “venti” (ritenute laterali) verso prua e verso poppa, oltre che di adeguati tiranti verso il basso. Soluzioni del genere, naturalmente, sono proponibili soltanto per alcune imbarcazioni da regata molto particolari.
Tratto dal libro Parola di Skipper, Editrice Incontri Nautici di Giancarlo Basile