RUBRICA SETTIMANALE “PAROLA DI SKIPPER” | LA BARCA ORZIERA

La barca

8.1 La barca orziera

Un problema spesso avvertito da chi va in barca a vela è l’eccessiva tendenza orziera, a cui troppo spesso si pone rimedio, erroneamente, con un altrettanto eccessivo angolo di barra alla puggia. Se qualche grado può essere tollerato, c’è un angolo di barra che non dovrebbe essere assolutamente superato per non diminuire vistosamente la velocità della barca, a vantaggio della produzione di vortici nella scia: così infatti viene degradata la meravigliosa macchina che dovrebbe trasformare l’energia pulita del vento in energia cinetica dell’imbarcazione con un elevato rendimento, il quale si abbassa grandemente se la pala del timone avanza angolata.

Quest’angolo massimo può essere valutato in 3-4 gradi, perché occorre considerare che a esso si aggiunge l’angolo di scarroccio. Questo può facilmente portare l’angolo complessivo di incidenza sulla pala del timone a 7-8 gradi, che sono già sufficienti a creare inizi di turbolenza sul dorso della pala, quello di sopravento, i quali si traducono in una scia visibilmente non pulita, segno evidente di una diminuzione di efficienza. Tutto concorre a rendere l’imbarcazione orziera all’aumentare del vento: l’inclinazione dello scafo che produce asimmetrie più accentuate nel sistema delle forze aerodinamiche e idrodinamiche, in equilibrio tra loro, la variazione delle linee d’acqua nell’opera viva, il cambio di assetto che spesso si accompagna all’inclinazione e che porta a un appruamento dell’imbarcazione con conseguente spostamento verso prora del Centro di Deriva. Di conseguenza il timoniere e l’equipaggio dovranno contrastare con tutti i mezzi l’inclinazione, la maggiore responsabile dell’aumento della tendenza orziera, cercando al contempo di portare avanti il Centro Velico effettivo. Ciò si ottiene in pratica smagrendo le vele, diminuendo l’angolo di incidenza sulle stesse, facendo una bolina più stretta e, quando necessario, “scarrellando” sottovento del necessario il punto di scotta della randa, che così verrà parzialmente sventata, mentre il fiocco o genoa continuerà a portare con la massima efficienza.

Se questo stato di cose si manifesta già con un vento che non supera la brezza tesa, corrispondente alla forza 3 della scala Beaufort (7-10 nodi di vento reale), la barca è sicuramente sbilanciata e ha bisogno di un’adeguata messa a punto, che prevede un avanzamento dell’albero e/o una diminuzione dell’angolo di aggolettamento (inclinazione verso poppa rispetto alla verticale), fino ad azzararlo se necessario. Si dovrà anche procedere a un’accurata analisi della distribuzione dei pesi a bordo, cercando possibilmente di arretrare quelli dislocati a proravia della sezione maestra.

Ma se, nonostante questi interventi, la barca dovesse continuare a essere sbilanciata, occorrerà pensare a grandi lavori sul piano di deriva, come lo spostamento indietro della pinna, che può cambiare radicalmente le prestazioni dell’imbarcazione. Un lavoro di questo tipo richiede comunque uno studio accurato da parte di un architetto navale, che può anche pensare di ridisegnare completamente il piano di deriva, timone compreso.

Tratto dal libro Parola di Skipper, Editrice Incontri Nautici di Giancarlo Basilestabilità