RUBRICA SETTIMANALE “PAROLA DI SKIPPER” | IL TIMONE SOSPESO

La barca

16.1 Il timone sospeso

Quando il timone sospeso fece la sua apparizione sulle imbarcazioni d’alto mare, i marinai professionisti, tradizionalmente restii alle innovazioni, storsero il muso. Infatti la sicurezza sta alla base dei pensieri del marinaio, e questa, se da una parte dipende dal comportamento dell’equipaggio, Comandante in testa, dall’altra è strettamente legata all’affidabilità del progetto e della costruzione dell’imbarcazione.

Come poteva essere ritenuto affidabile un timone sospeso, senza nulla di solido e di saldamente fissato davanti da cui essere protetto e a cui essere vincolato mediante i tradizionali agugliotti, femminelle e calcagnouolo? Nel passato l’avaria al timone era considerata possibile, ma non certo probabile; gli anni successivi all’introduzione del timone sospeso furono invece contrassegnati da un gran numero di assi rotti, piegati, pale prese, vie d’acqua nelle losche e altre gravi avarie di questo tipo.

La tragica regata del Fastnet del 1979 vide un’ecatombe di timoni sospesi. Tutto ciò confermò, semmai ve ne fosse stato bisogno, che le perplessità dei marinai erano fondate. Naturalmente, col passare degli anni, per rendere più affidabili i timoni sospesi, si progettarono assi di sezione maggiore e di materiali migliori;: le losche furono opportunatamente rinforzate e si adottarono cuscinetti specifici per migliorare la rotazione dell’asse, ed evitare grippaggi.

Oggi le avarie sono molto diminuite, anche se rimane la vulnerabilità della pala non protetta da urti contro corpi estranei. Ma perché si è insistito tanto sul timone sospeso, che oggi è ormai generalizzato su quasi tutte le imbarcazioni da regata e da crociera?

Il vantaggio principale sul classico timone incardinato al dritto di poppa o a uno skeg, è la manovrabilità molto maggiore che il timone sospeso conferisce all’imbarcazione. In altre parole, il raggio di evoluzione in accostata può diventare molto piccolo quando le circostanze lo richiedono. Ciò avviene raramente in navigazione, ma si verifica regolarmente andando all’ormeggio, specialmente nei moderni e affollati marina. In particolare, la manovrabilità a marcia indietro è eccellente con un timone sospeso, mentre è mediocre, se non addirittura inesistente, con un timone classico.

Questo fa spesso preferire la manovra a marcia indietro quando ci si deve infilare tra due barche ormeggiate per andare con la poppa in banchina, cosa molto difficile da realizzare con le barche del passato, senza aiuti dall’esterno. Il rovescio della medaglia è la pessima stabilità di rotta consentita dal timone sospeso, che esige la massima e continua concentrazione, al contrario della relativa tranquillità con cui si governa una barca dotata di timone classico, la cui barra si può spesso lasciare per un certo periodo senza che la barca si discosti apprezzabilmente dalla sua rotta.

Ma il problema della stabilità di rotta è oggi ampiamente risolto dal timone automatico, di cui sono ormai dotate quasi tutte le imbarcazioni d’altura.

Tratto dal libro Parola di Skipper, Editrice Incontri Nautici di Giancarlo Basile