Nella seconda metà degli anni Venti la Marina Militare Italiana rinnovò le Unità destinate all’addestramento degli Allievi dell’Accademia Navale, e lo Stato Maggiore ritenne che, nonostante lo sviluppo della nuova flotta fosse orientato verso una tecnologia sempre più avanzata, la scuola migliore per i suoi equipaggi fosse quella a bordo di una nave a vela, che subisce maggiormente i condizionamenti del mare e del vento. Nel 1925 per iniziativa dell’Ammiraglio Giuseppe Sirianni, Ministro della Marina, fu decisa la costruzione di due Navi Scuola, la Amerigo Vespucci e la Cristoforo Colombo. Il progetto fu affidato al Tenente Colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, il quale, nel disegnarne le forme, si ispirò a quelle di un vascello della fine del Settecento inizi Ottocento, non a caso le fasce bianche rappresentano le due linee di cannoni dei vascelli ai quali il progettista si era ispirato. Il Cristoforo Colombo fu impostato sugli scali del Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia il 15 aprile 1926, fu varato il 4 aprile 1928 ed entrò in servizio il 1° luglio dello stesso anno, e fu la prima delle due Unità ad essere impiegata come Nave Scuola. Le due navi effettuarono insieme nove Campagne di Istruzione in Mediterraneo, Nord Europa e Atlantico, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La Vespucci e la Colombo presentavano alcune differenze, fra cui le più evidenti erano una diversa inclinazione del bompresso, il diverso attacco del le sartie che per la Vespucci è a filo della murata, mentre per il Colombo era esterno, inoltre sul Colombo c’era l’assenza delle imbarcazioni maggiori sistemate a centro nave e del relativo albero di carico. Il Colombo, inoltre aveva, per filare le catene delle ancore, due occhi di cubia per mascone, mentre il Vespucci, ne aveva uno solo. Sulla Colombo, lo scafo, la struttura, i ponti e i tronchi portanti degli alberi e del bompresso erano in acciaio, così come i pennoni e le sartie. La nave era divisa in tre ponti principali: ponte di coperta, ponte di batteria e corridoio, con castello a prora e cassero a poppa. La copertura del ponte, del castello, del cassero e le rifiniture erano in legno di teak. La propulsione principale era a vela, costituita da ventisei vele di tela olona, la cui superficie totale misurava 2.824 metri quadrati. La propulsione secondaria era costituita da due motori diesel elettrici accoppiati più due dinamo. Nel 1949 con la firma del trattato di pace a Parigi, si stabilì che la Cristoforo Colombo venisse ceduta all’Unione Sovietica. La nave, nel febbraio 1949, venne trasferita ad Augusta dove passò in disarmo in attesa della consegna. Nel marzo 1949 con la sigla Z 18, raggiunse Odessa, dove avvenne la consegna ai sovietici. Al comando dell’unità venne destinato il Capitano di Corvetta Nikolaj Korzun. Le cambiarono il nome in Dunay, ovvero Danubio, e ad Odessa i sovietici, allo scopo di cancellare il ricordo dell’italianità della nave, ridipinsero lo scafo di colore grigiastro al posto della colorazione bianca e nera che riportava ai ponti delle batterie dei cannoni tipica dei vascelli da guerra della fine del settecento. Nella Marina Sovietica, la nave, assegnata alla 78ª Brigata di addestramento, venne utilizzata saltuariamente come nave scuola ad Odessa nelle acque del Mar Nero fino al 1959, quando passò alle dipendenze della Scuola Superiore del Ministero della Marina di Leningrado che nel 1960 la destinò all’Istituto Nautico di Odessa. Nel 1961 avrebbe dovuto essere sottoposta a costosi lavori di manutenzione, che mai furono iniziati, anzi nel frattempo, venne disalberata ed adibita a nave di trasporto per il legno finché nel 1963 bruciò insieme al suo carico nelle acque sovietiche e poiché venne ritenuto economicamente sconveniente un suo recupero, venne radiata dall’albo delle navi nello stesso anno, restando abbandonata e semidistrutta per altri otto anni fino al 1971, anno in cui decisero definitivamente di demolirla.

 

 

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