I sempre più evidenti problemi causati dalla congerie di ore ufficiali non si evidenziavano soltanto in Europa, ma si facevano sempre più pesanti specialmente in America settentrionale, dove lo sviluppo prorompente di vastissime regioni in Canada e negli Stati Uniti comportava la necessità d’un efficiente sistema di telecomunicazioni. Fra l’ora locale di Boston e quella di San Francisco la differenza è d’oltre quattro ore e fra questi due estremi esisteva una miriade d’altre ore locali.

Nel 1871 C.F. Dowd immaginò la creazione di quattro fusi orari di 15° ciascuno (cioè di un’ora) e scegliendo come meridiano centrale del primo fuso quello, passante vicino a Filadelfia e non lontano da Washington, a 75° ad ovest di Greenwich: fu attuata dopo molte difficoltà ed è ancor oggi in vigore. Nel 1858 Quirico Filopanti, per primo, nella suo libro intitolato “Miranda” (pubblicato a Londra in inglese) aveva ideato il sistema di 24 fusi orari (15° ciascuno) che copriva il mondo intero, centrando il primo fuso sul meridiano di Roma, ma la sua proposta, come quella d’un tempo universale da usare in astronomia e nelle comunicazioni telegrafiche, non trovò sostenitori; non si sa se Dowd ne fosse al corrente. Finalmente nel 1884 si tenne a Washington la Conferenza internazionale (cui partecipò anche l’Italia) sul primo meridiano da usarsi nella cartografia nautica ed in astronomia: fu approvata l’adozione del meridiano passante per lo strumento dei passaggi sito nell’osservatorio di Greenwich.

In questo consesso fu anche proposta, ma non ufficialmente decisa in quanto non facente parte dell’agenda ufficiale, l’estensione del sistema dei fusi orari a tutto il mondo, quale ora noi conosciamo, sul modello di quanto fatto in Nordamerica ed anch’esso basato su meridiano di Greenwich; proponente fu la delegazione britannica, nella persona del canadese Stanford Fleming, che nel decennio precedente tanto s’era adoperato per la realizzazione della soluzione di Dowd e che spesso, anche se indebitamente, viene creduto l’ideatore del sistema. La proposta di Fleming, tuttavia, fu universalmente riconosciuta valida e nel giro d’una decina d’anni fu in vigore in quasi tutti i paesi progrediti.

Nella nostra penisola, per Regio Decreto, nel 1893 si passò quindi dall’ora basata sul meridiano di Monte Mario a quella basata sul meridiano dell’Etna, valida in tutta Italia, spostando in avanti tutti gli orologi di dieci minuti. Eccezione degna di nota a quanto precede fu rappresentata dalla Francia, dove appariva inaccettabile dover regolare orologi e documentazione nautica sul meridiano straniero invece che sul meridiano di Parigi: lì solo nel 1911 fu emessa una legge secondo la quale l’ora ufficiale era quella del meridiano di Parigi meno nove minuti e ventuno secondi e solo nel 1914 la documentazione nautica francese cominciò ad adattarvisi. Foto tratta da Wikipedia

Oggi a Greenwich l’osservatorio non esiste più (al suo posto si trova il famoso museo) ma la lunga striscia che sul terreno del cortile materializzava il meridiano stesso c’è ancora …però ad uso dei turisti, come dicono lì; infatti da una ventina d’anni a questa parte con l’introduzione dei sistemi satellitari e di un nuovo elissoide di riferimento (WGS84) il meridiano fondamentale (comunque chiamato ancora meridiano di Greenwich) a quella latitudine risulta spostato di metri 102,5 verso est: a questo nuovo tracciato si riferiscono sia le moderne carte nautiche che la definizione del tempo fornitaci dai cronometri atomici.

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