Il Capitano D’Albertis nacque a Voltri nel 1846, ed è stato un viaggiatore, scrittore, spirito avventuroso e curioso che ha attraversato la storia di mezzo secolo della città di Genova legando la propria vita al mare e ai viaggi, si è inserito in modo esemplare nella vita culturale e scientifica della Genova di fine ’800. D’Albertis legò la sua vita al mare e ai viaggi e diventò un modello della cultura scientifica sviluppata specialmente sulla base dei suoi viaggi transoceanici verso rotte esotiche e, al tempo in cui visse, assai spesso poco conosciute.
Dopo aver frequentato il collegio di Moncalieri vicino a Torino si iscrisse a quello della Marina di Genova, dal quale uscì nel 1866 come guardiamarina. Nello stesso anno partecipò alla battaglia di Lissa; in seguito s’imbarcò sulle corazzate Ancona e Formidabile. Nel 1870 decise di lasciare la marina militare con il grado di guardiamarina di prima classe per entrare a far parte della marina mercantile. L’anno seguente, al comando dell’Emilia, condusse il primo convoglio italiano attraverso il canale di Suez e nel 1879 fu tra i fondatori del primo Yacht club d’Italia.
Nel 1877 compì il suo primo viaggio intorno al mondo, che avrebbe aperto una serie di memorabili circumnavigazioni specialmente nel mar Mediterraneo e lungo le coste di tutta Europa. La traversata che lo avrebbe reso celebre nel mondo dei navigatori la organizzò nel 1891, l’anno precedente il quattrocentenario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo; D’Albertis si fece costruire appositamente uno yacht, il Corsaro e con esso ripercorse quella che era stata la rotta di Colombo. In ventisette giorni di navigazione, servendosi della medesima strumentazione utilizzata dal suo grande predecessore, raggiunse le coste di San Salvador. Dall’isola dei Caraibi raggiunse New York, per ricevere il saluto ufficiale delle autorità statunitensi.
Il viaggio di ritorno nel vecchio continente non fu per D’Albertis altrettanto confortevole quanto era stato, tutto sommato, quello di andata, sebbene avvenne su una delle quattro navi scuola dell’Accademia navale di Livorno che erano all’ancora nella baia di San Lorenzo. La nave su cui si trovava il capitano incappò infatti in una tempesta che provocò ondate alte una decina di metri mentre si trovava al largo dell’isola di Terranova e soltanto dopo alcuni giorni di navigazione riuscì a portarsi fuori dal fortunale.
Di ritorno nella sua città, D’Albertis iniziò poi a frequentare il gruppo di esploratori e naturalisti che si erano riuniti intorno al marchese Giacomo Doria, fondatore del Museo di Storia Naturale cittadino, cercò di rendersi utile alla ricerca e durante i suoi viaggi eseguì analisi dei mari, dei pesci e delle piante in cui si imbatté. Condusse anche campagne di scavo con Arturo Issel in alcune delle molte grotte di cui era ed è tuttora disseminata la Liguria.
Compì tre giri del mondo e il periplo dell’Africa, utilizzando i più svariati mezzi di trasporto, dalla nave al cavallo, dal treno al cammello, dalle barche a vela agli idrovolanti. Basti pensare che nel 1872 a soli ventisei anni di età percorse la distanza fra la sua città, Genova, e Torino servendosi di un velocipede in legno a ruote metalliche. Più o meno nello stesso periodo, percorse a piedi a tempo di record il tragitto fra il capoluogo ligure e Nizza.
Il suo nome è legato ad un castello che porta il suo nome il Castello D’Albertis, oggi sede del Museo delle Culture del Mondo. II castello fu ideato dal capitano con il gusto del collage architettonico e del revival neogotico, è stato eretto su resti di fortificazioni cinquecentesche e tardomedievali tra il 1886 e il 1892 con la supervisione di Alfredo D’Andrade. Alla sua morte nel 1932 il capitano donò il castello e le sue collezioni alla città di Genova. L’intero fabbricato si sviluppa inglobato nei bastioni medioevali che costituivano parte della cintura muraria cinquecentesca della città. Tutta l’area è poi racchiusa in un articolato sistema di mura di cinta che, vista l’orografia del terreno, risulta essere prevalentemente un vero e proprio muro di contenimento, tutto realizzato in pietra, arricchito da garitte lungo il suo percorso, e sormontato da merli in mattoni o in pietra, anche nelle zone più nascoste, così da conferire all’intera cinta muraria un valente aspetto scenografico.
L’eclettismo del complesso non è soltanto limitato alla sua architettura, ma dilaga nelle tipologie costruttive, nei materiali adottati e nelle tecniche di costruzione e di finitura. Ad esempio, partendo dalle copertura, se ne trovano di ogni tipo: piane, rivestite in ardesia, cotto, in pietra e gres. Si trovano rampari rivestiti in pietra o cotto; cupole in mattone a vista o intonaco; coperture a falde inclinate, rivestite in abbadini alla genovese; lucernari in ferro, oggi anche in alluminio e una copertura costituita dal giardino pensile. Degni di particolare nota sono i serramenti esterni ed interni, specialmente per ciò che riguarda i sistemi di chiusura delle porte, uno diverso dall’altro, con meccanismi decisamente originali e di particolare rifinitura, legati all’arte marinaresca.
Tra le sue passioni ci furono anche le meridiane, ne costruì oltre 100 in tutto il mondo di cui dieci sono presenti al castello, scattò migliaia di foto e raccolse armi, cannoni e alabarde.
Castello D’Albertis http://www.museidigenova.it/spip.php?article196