Il Conte di Savoia è stato un transatlantico italiano costruito nel 1932 dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico in soli 13 mesi, a Trieste, per conto del Lloyd Sabaudo di Genova. Nel gennaio 1932, incorporata questa società nella nuova Italia Flotte Riunite, la nave passò alle dirette dipendenze di quest’ultima e nel 1937 con la riorganizzazione della navigazione civile a Italia – Società di Navigazione.
Fu la nave dei vip, su questo transatlantico salirono infatti: Marconi, il cardinale Pacelli, i duchi di Windsor, Luigi Pirandello, Enrico Fermi, Cary Grant, Gloria Swanson, Primo Carnera. La stessa nuova compagnia controllava anche il Rex, un transatlantico simile (anche se leggermente più grande) completato solo due mesi prima del Conte di Savoia.
Storia
Fu varato il 28 ottobre 1931 dalla principessa Maria José del Belgio, «La bella principessa appare sorridente e nei suoi occhi azzurri c’è tanta letizia» scrisse all’epoca il cronista del Piccolo. Era la prima volta che Maria Josè visitava Trieste, dov’era giunta per varare la “sua” nave. In seguito la principessa divenne regina d’Italia. Il Conte di Savoia fece il suo viaggio inaugurale da Genova a New York il 30 novembre 1932. Il viaggio divenne quasi un disastro quando una valvola di sicurezza nella sala macchine esplose, squarciando lo scafo nell’opera viva.
Per evitare l’affondamento un eroico e audace marinaio, Gennaro Amatruda di 45 anni si fece calare fuori bordo e tamponò la falla con travi e cemento a presa rapida in modo da poter arrivare a New York per provvedere in cantiere alle riparazioni.
Il Conte di Savoia non ha mai detenuto il Nastro Azzurro per la traversata atlantica più veloce, anche se il suo unico tentativo registrò una media di appena 0,4 km/h più lenta rispetto al Nastro Azzurro titolare, il Rex.
Fu il primo piroscafo a essere dotato di enormi giroscopi stabilizzatori per diminuire il rollio in caso di maltempo. erano stati messi in funzione i tre possenti giroscopi che evitavano il mal di mare ai passeggeri. Sulla presenza di questi giroscopi, l’armatore della società Italia – Flotte Riunite, aveva puntato molto a livello pubblicitario. “La nave che non rolla”, “Viaggiate piacevolmente con ogni tempo senza mal di mare” erano stati i due slogan usati per gran parte degli Anni 30 nelle agenzie di viaggio europee e d’oltreoceano. Ma questi giroscopi costruiti in Inghilterra dalla “Spery” e costati un milione di dollari di allora, assorbivano una enorme quantità di energia che avrebbe potuto essere incanalata verso le quattro eliche dal transatlantico. Ecco l’uso prolungato dei tre possenti giroscopi ha impedito in un verso che il Conte di Savoia conquistasse il Nastro Azzurro. La sala macchine era costituita da dodici caldaie, una centrale elettrica e quattro gruppi turboriduttori della potenza di 100.000 cavalli. La velocità di crociera raggiungeva i 27 nodi.
La nave era fra le più lussuose esistenti all’epoca (più lussuosa del Rex) e presentava interni incredibilmente sfarzosi, come il Salone Colonna, ispirato alla galleria dell’omonimo palazzo romano, ma era decorata con un stile classico che in altri transatlantici contemporanei, come il Bremen o l’ Europa, era già stato abbandonato da tempo.
Nell’aprile 1940, molti ebrei italiani, si servirono del Conte di Savoia per fuggire dal regime fascista, fino agli Stati Uniti. Il 25 maggio 1940, prima dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il Conte di Savoia fece la sua ultima traversata da New York all’Italia. Da Genova, dove giunse, salpò successivamente alla volta di Venezia.
L’11 settembre 1943, ancorato nella laguna di Venezia, il Conte di Savoia venne bombardato dalla RAF e semi-affondato. Il 16 ottobre 1945 fu rimesso a galla a cura della Società Italiana di Navigazione, che intendeva riutilizzarlo sulle linee del Sud America.
Tuttavia, verificato lo stato della nave, il suo restauro fu ritenuto troppo costoso e quindi venne venduto come rottame da demolizione, che avvenne a Monfalcone nel 1950.