Camogli grazie alla sua straordinaria tradizione marinara, è famosa in tutta Europa come la Città dei Mille Bianchi Velieri. È un apprezzato centro turistico balneare nel Golfo Paradiso, dal clima gradevole, con romantiche passeggiate sul mare, ed è famosa per le sue antiche e folcloristiche feste e sagre.Tra il 1018 ed il 1045 il nome del suo antico borgo è Villa Camuli, mentre dal XII secolo il nome di Camogli diventa frequente nelle cronache. Le ipotesi sull’etimologia del nome sono numerose, quelle più fantasiose e meno credibili fanno derivare la parola dal genovese Cà a muggi cioè case a mucchi, per le caratteristiche costruzioni color pastello addossate le une alle altre, o a Cà de mogee ovvero casa delle mogli in quanto i loro mariti erano marinai impegnati costantemente in lunghe navigazioni. Tra le più accreditate ci sono quelle che fanno derivare il vocabolo da Camulo il dio marte etrusco e sabino, o Camulio divinità solare gallo celtica. L’insediamento più antico è il borgo medioevale intorno al porto all’interno del quale si può ammirare Castel Dragone, eretto come difesa dalle incursioni piratesche e la Basilica di Santa Maria Assunta con l’interno barocco. Nel XVI secolo, sotto la minaccia delle scorrerie del corsaro turco Dragut, Camogli si unisce più strettamente a Genova. La città viene fortificata e il porto completato nel 1624. Dopo la battaglia di Abukir del 1798, nella quale la flotta ligure utilizzata da Napoleone è andata distrutta, gli armatori camogliesi investono capitali nella costruzione di velieri mercantili, arrivando a disporre di una flotta pari al doppio di quella dell’allora porto di Amburgo.
La popolazione di Camogli ha sempre dimostrato una spiccata energia sia per il comando di navi che per la gestione del commercio marittimo. Verso la metà dell’Ottocento, Camogli raggiunse l’apice del commercio marittimo e la sua Scuola Nautica fornì capitani ed equipaggi di prim’ordine per i velieri dell’epoca. Nel 1840 nacquero le prime navi a vapore, e le attività tradizionali della marineria camogliese vennero, nel tempo, sostituite da quelle a destinazione turistica. Nel 1852 vi venne fondata, primo caso al mondo, la Mutua Assicurazione Marittima su iniziativa di Niccolò Schiaffino. Si voleva garantire così un risarcimento danni nel caso in cui un veliero affondasse. Ed è proprio in questo periodo che Camogli diventò la Città dei Mille Bianchi Velieri grazie anche ai suoi brigantini che solcarono tutti i mari del mondo. Nel 1877 Camogli acquisisce il titolo di città, grazie a un decreto del re Vittorio Emanuele II, e lo stemma araldico che lo rappresenta è un’imbarcazione a tre vele latine che si dirige tra i flutti verso una torre d’oro che poggia su uno scoglio che sorge dal mare; nella parte alta, al centro, una stella d’oro circondata da raggi d’argento.
Con l’avvento della propulsione navale meccanica e la rivoluzione industriale, nei primi del Novecento la gestione dei velieri divenne troppo costosa e insostenibile per gli armatori locali. Della storia marinara di Camogli, rimase la nota preparazione dei suoi Capitani delle più avanzate navi da carico o da crociera e dei Direttori di Macchina, coloro che supervisionano gli apparati di propulsione e gestione tecnica di dette unità. Famosa anche la Società dei Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, che rappresenta il valido strumento per conservare la tradizione degli Ufficiali camogliesi di Coperta e Macchina. La società organizza varie attività che promuovono la conoscenza della tradizione e della preparazione dei nostri naviganti.
Ora Camogli è una cittadina prettamente turistica, e la sua storia marittima viene raccontata come una favola a chi visita la città, ma la fama di Città dei Mille Bianchi Velieri non la perderà mai.
Il Cristo degli Abissi
Nelle profondità dello specchio d’acqua antistante l’Abbazia di San Fruttuoso, si trova una grande statua bronzea raffigurante Cristo con le braccia protese verso l’alto, posta a ricordo dei morti in mare e di quanti al mare hanno dedicato la propria vita. La statua fu posata nelle acque del borgo di San Fruttuoso nel 1954, per iniziativa di Duilio Marcante, figura leggendaria della subacquea italiana, la statua del Cristo degli Abissi, è diventata un simbolo per tutti i subacquei e una delle immersioni più famose del mondo. La statua di bronzo è alta 2,50 Mt. ( nel crogiolo vennero fuse medaglie di marinai, di atleti, parti di navi, campane e cannoni) pesa 260 kg. e poggia su un grande basamento di cemento a forma di piramide tronca di 90 tonnellate, adagiato su un fondale di 17 Mt. Le mani della statua si trovano a circa dodici metri di profondità mentre il basamento sfiora i diciotto. La sua figura può essere facilmente raggiunta in apnea o essere ammirata, se la visibilità è buona, dalla superficie con un batiscopio o con una maschera subacquea. Ogni anno, alla fine di agosto, nella piccola baia si svolge una cerimonia suggestiva, in ricordo di tutti coloro che il mare ha voluto richiamare a se. La benedizione delle acque, la processione alla luce delle torce, l’immersione dei subacquei che raggiungono il Cristo e che vi depongono una corona di alloro, ed infine la Messa celebrata sulla battigia. Per consentire a tutti di ammirare la statua, anche in condizioni di mare non buone, il 13 agosto 1974 è stata collocata nella cappella della Chiesa di San Fruttuoso una copia del Cristo.
Gli ex-voto
Nei carruggi, in prossimità del porto, si incontra spesso l’immagine della Vergine, alla quale i camogliesi, nei secoli, si sono sempre rivolti invocando protezione per i loro cari lontani sul mare. Su una piccola altura vicino a Camogli, chiamata il Boschetto, tra il 1612 ed il 1630 fu costruito il Santuario della Madonna del Boschetto, per ricordare il luogo in cui il 2 Luglio 1518 la Vergine Maria apparve ad una pastorella dodicenne. La costruzione di questo santuario durò venti anni e tutta la cittadinanza partecipò alle spese, compresa la tonnara che nel 1630 donò parte dei proventi della pesca alla fabbrica del santuario. Questo luogo è diventato nei secoli il santuario dei naviganti e dei pescatori. Gli abitanti di Camogli, si rivolgevano alla Madonna per chiedere grazie, e quando queste avvenivano, portavano al santuario degli ex-voto per ringraziare per l’aiuto ricevuto nel momento del bisogno. Molti navigatori commissionavano dei quadri che rappresentassero lo scampato pericolo, alcuni di questi quadri sono stati dipinti anche all’estero, prima del ritorno a casa, altri una volta raggiunta Camogli e poi portati al santuario. Ognuno di questi quadri racconta una storia, è una specie di diario di bordo, dato che spesso riporta nei particolari non solo l’avvenimento, il nome dell’imbarcazione e del comandante, ma anche la latitudine e la longitudine in cui la nave si è trovata in pericolo. In passato almeno 400 di questi ex-voto erano esposti all’interno della chiesa, ma nel 1938 ne erano rimasti solo 76 e tutti ottocenteschi, quelli di epoche precedenti sono purtroppo andati perduti.
La pesca
Sono molti i tipi di pesca praticati a Camogli, il più noto e importante è quello della tonnara o tonnarella. Questo impianto viene calato in mare ogni anno in aprile e viene tolto alla fine di settembre. Un altro tipo di pesca praticato è quello con la mugginara, una grande rete a sacco, con una sola imboccatura che viene calata stagionalmente, da aprile a settembre, ogni giorno, da un terrazzino posto a picco sul mare tra la zona di Porto Pidocchio e Punta Chiappa. Si pesca anche con i palamiti, la rete tremaglie e la rete da circuizione impiegata soprattutto per le acciughe. L’ultimo grosso peschereccio di Camogli si chiama Tecla, è vistosamente dipinto di rosso e blu ed ha sul fianco la grossa immagine di un grifone.